domenica 7 agosto 2011

il popolo esige giustizia sociale

Non ricordavo un movimento di gente così vasto da quando si sognava ancora una pace di cuore con i Palestinesi. Ieri sera piu' del 3% del popolo Israeliano e' sceso in piazza, da Kiriat Shmone al Nord, attraverso Gerusalemme fino ad Eilat, con epicentro Tel Aviv dove più' di 300.000 persone hanno partecipato alla prima manifestazione sociale dagli anni '70. Tradotta in numeri Italiani e' come se 3 milioni di persone si muovessero. Non e' una manifestazione disperata, in Israele oggi la disoccupazione e' al 5%, la crisi mondiale ha toccato Israele di striscio. E' la dimostrazione della classe media, quella che lavora, che va militare, quella che studia, quella delle maestre e dei maestri, dei ricercatori e scienziati, e' quella degli attori e musicisti. Si e' quella che riesce ad andare in vacanza pagando la vacanza a 6 rate. Si e' quella che ha l'ipod, pagato a 36 rate. L'hanno chiamata viziata, anarchica, fumatrice di Narghilla, l'hanno dipinta con i colori esotici di suonatori da strada avvolti da una nuvola di fumo. Pensavamo tutti che fosse morta l'anima Israeliana, pensavamo che quella pallottola che ha ucciso Rabin avesse ucciso anche il coraggio di un'intera generazione, e invece eravamo solo in coma. Nessuno lo ha ancora notato, quelli stessi giovani che piangevano la morte di Rabin su candele e corde di chitarra, quegli stessi giovani che sognavano e vedevano la pace affacciarsi alla porta, poi brutalmente ferita dal fanatismo di pochi. Quei giovani che più di 16 anni fa chiedevano un cambiamento della realtà della regione sono usciti dal loro lutto, sono usciti dallo shock di aver perso un leader uno dei pochi leader rimasti, e sono usciti con la stessa forza, la stessa energia, gli stessi strumenti musicali e gli stessi occhi brillanti per cambiare di nuovo, per cambiare la faccia della realtà Israeliana. Due differenze sono importanti oggi rispetto a 16 anni fa. Sono usciti senza un leader, sono usciti tutti insieme, ebrei di sinistra e di destra e arabi, sono usciti a cambiare il proprio presente, non più quello dei propri figli, non vogliono un miglioramento del futuro, no. Il cambiamento deve avvenire oggi, il presente e' quello che conta, Israele e il suo tessuto sociale e' quello che conta. Non vogliono più giocare lo stesso gioco che non ha portato altro che tristezza e rabbia e odio, non vogliono più' sentirsi dire che devono sacrificarsi perché l'Iran ha la bomba, perché a Gaza c'e' Hamas, perché in Libano Hezbollah sta ricreando il suo arsenale bellico. Non vogliono più' sentirsi dire che devono avere paura e che devono vivere male perché li' fuori il nemico si sta preparando a distruggerci. Urlano che la loro qualità di vita deciderà se Israele vincera' la prossima guerra, urlano che se non cambia la situazione in Israele la stessa sicurezza di Israele e' a rischio, urlano che voglio cambiare le regole del gioco, e le regolo le vogliono decidere loro, non generali riciclati ne' business men. 16 anni sono tanti e la rabbia lo sconforto hanno lasciato il posto ad una rinnovata energia, quella che ieri sera urlava:" il popolo esige giustizia sociale".

domenica 30 gennaio 2011

Egitto ieri Egitto domani

Tutta Israele segue alla radio o alla televisione la cronaca dall'Egitto. Una domanda ricorre:  l'egitto brucia, e' bene per gli ebrei?

Le risposte sono tendenzialmente negative. Un egitto instabile o peggio nelle mani di un opposizione islamiche stile fratelli musulmani avrebbe conseguenze nefaste rispetto ad Israele su fronti diversi: (1) l'accordo di pace Israele Egitto, firmato da Sadat, poi ucciso, rimane uno dei capisaldi della stabilita' della regione, (2) il dialogo con i Palestinesi, in cui l'Egitto ha sempre giocato un ruolo di prestigio anche nella crisi interna Palestinese, (3) i rapporti con Gaza, Hamas e il passaggio di beni o "mali" attraverso Rafiach. Queste sono cmq incognite. Difficile vedere un Egitto in mano ai fratelli musulmani che rappresentano sempre una minoranza nel paese. L'Egitto e' un paese laico. Difficile vedere l'Egitto intraprendere una guerra contro Israele... e a quale scopo? le megalomanie di Nasser e il periodo dei giochi di confine nel Sinai sono lontani. Di certo un nuovo Egitto porterebbe con se una nuova (anche se nei limiti imposti dall'equilibrio fragile nella regione) visione del mondo, di alleati e nemici, ma.... bisogna cmq tenere presente che l'Egitto oggi e' tra i paesi arabi piu' finanziati dall'occidente con un ruolo chiave di influenza nella regione che qualsiasi governo (a meno che  fanatico) vorrebbe mantenere. 

Alla fine la rivolta in Egitto spaventa molto di piu' stati arabi quali la Siria e l'Iran dove una situazione di miseria, degrado sociale ed economico sono il fiore all'occhiello di governi dittatoriali impegnati solo a deviare l'odio verso i sionisti. Un cambiamento in Egitto soprattutto se, cercando di essere ottimisti, portasse con se' un minimo di riforme in senso democratico, potrebbe avere un effetto positivo sull'evoluzione della regione, sul miglioramento della condizione sociale e dei diritti umani, potrebbe avere anche un effetto intimidatorio nei confronti di quelle dittature troppo sfacciate "attenzione, non giocate troppo con il popolo che governate, perche' anche qui, anche iin MO e' possibile la rivoluzione". Sicuro durante la rivoluzione Francese buona parte dell'Europa guardava con preoccupazione allo sconvolgimento politico-sociale, eppure... . Senza entrare in paragoni storici difficili da sostenere, la rivoluzione in Egitto e prima in Tunisia lascia dietro se' un odore di cambiamento spesso difficile da captare in questa parte del mondo. C'e' da sperare che gli Egiziani riescano nel loro intento, quello di generare una societa' piu' giusta. 

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sabato 22 gennaio 2011

Fwd: Si e' spenta nel sonno Sonia Gal Peres

Si e' spenta nel sonno Sonia Gal Peres

di Deborah Fait


Shimon Peres con la moglie, Sonia (1923-2011)

Era una gran donna.
Sonia Gal, come preferiva essere chiamata, aveva conosciuto Shimon Peres, prima della II seconda guerra mondiale. quando erano entrambi adolescenti nel kibbuz Bet Shemen. Si innamorarono ma poi furono separati quando Sonia si arruolo' nell'esercito britannico e fu mandata in Egitto dove divenne crocerossina e autista nel battaglione delle donne.
La coppia si sposo' nel 1945 ed ebbe tre figli, uno dei tre, Rafi, e' direttore medico allo Sheba Medical Center.
Nessuno ha mai visto Sonia accanto al marito in tutti questi anni ma lei e' sempre stata presente nella sua vita privata e politica anche se colla riservatezza e la timidezza che la contraddistinguevano, da vera israeliana e sionista, di quelli di un tempo, di quando Israele era povero e aveva la purezza naive che ne faceva un Giardino dell'Eden.
L'Israele di Sonia, di Golda che riceveva dignitari e ministri nella cucina di casa e gli faceva il caffe', di David Ben Gurion  che viveva con Paula in una casetta di tre stanze piena solo di libri.
Un Israele che oggi, per forza di cose, non esiste piu' ma che e' rimasto nei cuori di tutti noi.
 
Sonia Gal  si oppose strenuamente all'elezione del marito a presidente, non partecipo' all'inaugurazione della Knesset nel 2007 e non ando' mai ad abitare nella residenza presidenziale.
Si racconta che, quando Shimon Peres era Ministro degli Esteri, Sonia un giorno ando' a trovarlo e, siccome nessuno la conosceva, fu lasciata a fare anticamera come qualsiasi sconosciuto.
Era conosciuta e amata pero' dalla gente comune, soprattutto da quelli che a volte, per qualche motivo, andavano a dimostrare davanti alla residenza presidenziale, allora lei arrivava, portava da mangiare e da bere e si assicurava che tutti si fossero potuti lavare e pulire.
 
Si e' spenta a 87 anni, nel sonno, in silenzio, senza disturbare, come era vissuta.
Come moglie di Peres aveva il diritto di essere sepolta sul Monte Herzel nella zona riservata alle mogli dei Presidenti ma lei ha lasciato scritto di voler riposare per sempre nel cimiterino di Bet Shemen, il kibbutz che aveva visto lei e Shimon giovani, felici e pieni di sogni costruire la democrazia e la Tifheret (Splendore) dove oggi, grazie a loro, noi viviamo.
Migliaia di persone erano presenti al suo funerale e Shimon Peres ha detto:
"E' stata il mio unico amore per 65 anni"
 
Possa riposare in pace e il suo ricordo essere d'esempio.


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