venerdì 21 dicembre 2007

Primi attimi di una nuova vita

Fin da piccolo custodivo un sogno, nato e coltivato tra i libri di James Herriot, il veterinario della campagna Inglese. Sono stato a Bologna a visitare la facoltà di veterinaria e l'aula era angusta, piccola, quasi non riuscivo a sentire il professore che spiegava l'anatomia di questo e quell'animale. Sono stato a Milano e nella confusione tra spintoni e lunghe code, nonchè slogan anti-Israele, sono riuscito a entrare in possesso del piano di studi della facoltà di biologia-veterinaria. Le sensaszioni confuse e una punta di delusione di fronte ad un sistema che aveva poco di organizzato mi fece prendere in considerazione per la prima volta un viaggio in Israele. Lasciai Bolzano e la mia adolescenza a 19 anni. Lasciavo un sogno condiviso con un caro amico e due chitarre. Il Kibbutz fu la prima scheggia di Israele che si infiló sotto la pelle. Le prime immagini che ho colto sono di confusione, di grida, di traffico, di luci arancioni, di stazioni affollate e odori speziati che ti assalgono le narici prima e lo stomaco poi, di molteplici fisionomie: visi conosciuti quelli europei si mescolano a nord-africani, etiopi, russi e le gradazioni intermedie. Ho un bambino etiope stampato nella mente sull'autobus che mi porta a Nord di Tel Aviv. Mi guarda incuriosito attraverso la fessura tra i sedili. Lo fotografai, ora avrà 20 anni. Questo primo impatto è stato come una freccia di cupido affondata in profondità. Mi sono innamorato del multiculturalismo che caratterizza la terra del latte e del miele (una definizione piú sbagliata la Torah non poteva trovare). Le numerose culture che si affollano ad una stazione e discutono in accenti diversi e a volte in lingue diverse la stessa vita, spesso con il comune caratteristico cinismo Israeliano.
Questa realtà culturale mi ha lasciato completamente spiazzato. Venivo da Bolzano, da un paese che è tra Austria e Italia, una regione dove culture diverse si sono incontrate ma hanno preferito rimanere sterilmente separate.
A scuola, alle elementari avevamo i momenti di ricreazione separati noi e i nostri vicini di classe tedeschi. Lo stesso edificio, la stessa scuola ma classi diverse e svaghi diversi. Non c'è possibilità di incontro in una realtà simile. Ho vissuto la convivenza come un sapere che l'altro esiste ma di lui non ho coscienza, mi passa accanto la sua vita e non mi si dá la possibilità di incontrarlo, nessun momento per discutere il patrimonio di un possibile incontro. Nessun dibattito per consocere l'altro per scontrarmi con il suo modo di pensare e di essere. Non ho seminato nulla a Bolzano, nulla che possa essere culturalmente fertile, nulla che possa favorire la creatività. Quando due culture si ignorano vivendo insieme creano il nulla, magari pacifico, ma sempre impotente nulla, culturalmente sterile. Fu uno shock culturale Israele, di sicuro. Uno shock da cui non riuscii più a riprendermi. Venne ovviamente modificato, rimodellato, magari non più il vecchio sionismo assorbito in casa, magari una visione meno utopica di Israele, più realista. Una realtà per essere interessante non può non avere problemi. Ma è la fertilità culturale che entra nel profondo e prende lo stomaco. Il dibattito continuo, il mettere ogni cosa in dubbio, il voler trovare i motivi per poi capire meglio il senso delle cose, tutto questo letto attraverso il prisma delle comunità che rappresentano Israele. Gli ebrei da ogni parte del mondo, ogni parte e la sua visione della vita dal Polacco all'Iracheno con un filo sottile che gli unisce e che per me è simboleggiato dai fillatteri che legano le braccia degli ebrei durante la preghiera del mattino. La stessa fascia di pelle nera, le stesse parole in bocca; il resto è un arcobaleno di suoni e colori e odori. Insieme agli ebrei, gli Arabi cristiani e musulmani (un quinto della popolazione Israeliana), i Beduini, i Drusi e i Cerchessi. La convivenza è stile Israele, chiassosa come ogni modo di vita Mediterraneo, speziata come ogni Suk arabo. No non è piazza delle Erbe, non può esserlo e personalmente sono felice che non lo sia, altrimente perderebbe non solo il fascino ma anche il fuoco che lo alimenta. Questo è Israele e molto di più. Sono giovani, una moltitudine di ragazzi e ragazze, giovani costretti a dare una fetta della propria giovinezza per difendere la propria patria. Giovani che vogliono le stesse cose che vogliono i giovani di tutto il mondo, vivere e divertirsi. Sono giovani belli a cui gli scarponi di cuoio neri fanno venire le vesciche e il poco sonno le occhiaie. Sono giovani che dopo l'esercito partono per consocere il mondo e riprendere fiato da ciò che hanno vissuto e poter piangere la notte, sotto le stelle della Tailandia o del Sud America, l'amico che hanno perso in Libano o in un attentato. Sono tutti i miei compagni di studio e tutti possono raccontare la stessa storia. Tutti odiano la guerra, nessuno ama il fucile, ma è lui che ti può salvare la vita, a volte. Sono i giovani che hanno pianto a migliaia un capo di governo, e a migliaia si stringevano intorno a candele e canzoni. Sono i giovani che vedranno venire la pace (come canta una canzone) e se non loro, i loro figli o i figli dei loro figli.

La speranza è viva come tangene è la morte, di cui conoscono sapore e fattezze.

Israele è anche questo. La realtà che descrivo si diluisce tra un attentato e l'altro, un missile e un altro, un assassinio e un altro. Ed è questa l'ennesima diversa faccia del prisma Israeliano. La guerra. Non è un problema di convivenza, ne di culture diverse. E' uno scontro tra due civiltà e presi in mezzo sono i Palestinesi comuni, gli Israeliani comuni. Uno scontro che vede il fanatismo religioso da una parte e il mondo moderato dall'altra. A questo scontro si aggiungono interessi economici, politici e nazionali degli stati della regione, alcuni dei quali (il più influente oggi l'Iran) non hanno alcun interesse in un armistizio, in uno stato palestinese e nella normalizzazione delle relazioni. Questa realtà così sfaccettata è a volte dura, pesante, pungente ed è anche questo che fa dei momenti di pace momenti speciali, commoventi.
L'insieme porta a vivere in modo intenso quasi sentendo il sapore della vita tra i denti in ogni istante.
AA

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