venerdì 7 settembre 2007

Leggo

Leggo libri in fretta,
Piú di uno alla volta, saltando spesso righe di descrizioni lente e prolungate. Leggo libri, assetato di immagini e storie e numeri e parole e colori, profumi carezze guerre violenze sesso omicidi suicidi, vita.
Traboccante cupidigia e aviditá affronto un romanzo e un saggio, un libro di filosofia e uno di testo, a metá tra l’anima e la terra, l’arte e la biologia. L’arte e la biologia, come sempre. L’attore e lo scienziato. Quasi per non perdermi dentro me stesso, nei vortici del cuore e della mente, l’ancora a questo mondo rappresentata dalla storia del mondo. Cosí quando parto sono interdetto su quale libro portarmi dietro, una certa angoscia mi assale, la paura di volare e quella di sprofondare nella terra si confondono.
É sete sete di sapere e sentirne il gusto. Appena sazio mi costringo peró a non mollare, ad arginare la mia voglia e assaporare lentamente lo scorrere delle pagine sotto le dita, e le ultime immagini di una storia. Spesso cedo. Sono un feticista del libro. Osservo come é impaginato, quale carattere, quale tipo di carta, copertura, imagine di copertina. Puó trattarsi di una storia maestosa e mozzafiato, ma se la colla cede e la legatura del libro si scsioglie, se l’estetica e fattura non mio attirano, perdo interesse. Sono come un bimbo davanti al bancone pieno di torte e dolciumi del caffé dell’opera di Unten der Linden. Ecco che ne assaggio uno mentre ho giá affondato il dito nella panna dell’altro e gli occhi bramano la glassa al cioccolato fondente di un terzo e il cuore avverte la scelta che mi si schiude davanti.E cosí via mi muovo lungo il bancone in un silenzio di rito, in un harem di parole. Mi muovo frenetico nelle librerie, da una storia ad un’altra, ore a passare i titoli e scorrere le pagine e cogliere le immagini finché gli occhi fanno male e una strana eccitazione mi avvolge. Libro su libro formo colonne, come un orgia tra filosofia, storia, svedalinke, religione, tra sacro e profano, tra d_o e una donna e non c’é dolore piú forte in quei momenti di lasciarne qualcuno al prossimo mese, alla mercé di altri, qualunquisti lettori che mai come me accarezzeranno la nota d’introduzione, le prime parole dell’autore e le persone a cui dedica il racconto e quelle a cui deve la sua nascita.

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